Arte nell’Orto Botanico

  • Quando: Sabato 27 luglio 2024 dalle ore 16:00

  • Dove: Guardabosone (mappa)

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Sabato 27 luglio, a Guardabosone, sarà inaugurata la mostra “Hortus Conclusus” con le installazioni delle nostre socie Gilda Brosio, Tegi Canfari, Marina Sasso nell’Orto Botanico e dell’opera della socia Beatriz Basso nel centro storico della cittadina, nell’ambito dell’iniziativa “Artisti Pionieri”.

Alle ore 16 presentazione itinerante della 4° edizione del progetto “Artisti Pionieri”, con il percorso nel centro storico per la visione delle opere, e alle 18 inaugurazione di “Arte nell’Orto Botanico”.

 

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  • Grazie all’impegno di un piccolo gruppo di appassionati di erbe officinali che nasce nel giugno del 1989 l’orto botanico di Guardabosone, con la finalità di favorire la conoscenza delle erbe aromatiche e curative, tipiche della valle e di restituire al paese un’oasi di bellezza, tranquillità e armonia.

    L’Orto Botanico si sviluppa su di una superficie di mezzo ettaro e vi si possono trovare circa quattrocento varietà di piante: alcune di notevole interesse botanico, oltre che ornamentali e di grosso fusto e molte varietà di piante officinali.

    Vi possiamo trovare inoltre due piccoli stagni, che ospitano un campionario di piante acquatiche e palustri, e una serra piramidale sperimentale in cui l’energia viene concentrata attraverso la forma geometrica, che completa e arricchisce l’Orto. Di recente è diventato anche una stazione ornitologica.

    L’Orto Botanico è aperto ai visitatori tutto l’anno. Anche se il periodo migliore per specie fitologiche è quello che va dalla tarda primavera all’autunno, non mancano gradevoli scorci paesaggistici in tutte le stagioni.

    L’Orto è meta di visite guidate, appuntamenti culturali, cerimonie civili e singoli fruitori.

  • GUARDABOSONE - QUARTA EDIZIONE DI “Artisti Pionieri”

    A Guardabosone nel 1989 l’amore per la natura e il rispetto dell’ambiente, uniti alla passione per la botanica, furono alla base della nascita dell’Orto Botanico “Pier Carlo Bussi”: un gruppo di persone su una collina di cinquemila metri quadrati, ad un’altitudine di 479 metri slm, in posizione panoramica, mise a dimora mille piante con finalità educative, scientifiche e di conservazione della flora. Negli anni fu creata una serra piramidale che riproduce in scala la piramide di Cheope, per fungere da “catalizzatore” dell’energia cosmica. L’Orto Botanico ha amplificato le sue valenze ospitando conferenze, concerti, presentazioni di libri.

    Questo spazio, raccolto e privilegiato, è stato “scelto” dagli artisti che fanno parte dell’Associazione torinese: “Ponte per l’Arte”, nata nel 2021, (lo stesso anno in cui a Guardabosone è germogliata l’iniziativa degli Artisti Pionieri) presieduta da Carla Barovetti: “Tra gli obiettivi dell’Associazione che conta una cinquantina di soci, artisti professionisti, scultori e architetti, oltre a diffondere l’arte attraverso mostre, rientrano collaborazioni internazionali: nell’evento Lontani vicini, organizzato presso la sede del Gruppo Abele di Torino, sedici artisti provenienti da paesi in cui sono negati i più elementari tra i diritti umani, hanno fatto pervenire le loro opere che sono state poste in dialogo con quelle di ottantadue artisti italiani ed europei”.

    Il contatto con Guardabosone è nato attraverso due artiste: Luisa Valentini, che aveva collaborato con Elena Radovix, autrice di una delle installazioni che fanno parte del progetto Artisti Pionieri e curatrice per l’associazione del progetto Arte nell’Orto Botanico. La proposta di collaborazione formulata all’interno dell’Associazione, è stata accolta da nove artisti: in questa edizione tre di loro doneranno le loro opere, che nascono in sintonia con l’ambiente singolare che le ospiterà.

    Tegi Canfari - che ha partecipato a simposi di Land Art in tutta Europa, viaggiato in India, Nepal, Indonesia, Tibet, Australia, Messico e Libia, arricchendo il suo mondo artistico ed emozionale e sviluppando una particolare sensibilità verso gli spazi esterni in cui far “respirare” le sue opere – per la sua installazione: “Ascolto”, ha scelto un carpino, che cresce in uno spazio utilizzato dal Comune per celebrare i matrimoni civili. Sono stati realizzati in alluminio e tessuto non tessuto degli amplificatori di voci, grandi “orecchi” sensibili a tutti i linguaggi, opera in divenire, ideale prosecuzione di quelli posizionati in diverse località d’Europa, invito esplicito ad attivare questo senso: “Oggi ho preso atto del fatto che tutto il mio percorso è stato un ascoltare la natura, adesso ne ho la consapevolezza”.

    Marina Sasso vive e lavora a Torino, partecipa a mostre di scultura e grafica dal 1964, percepisce la scultura come processo di decantazione della forma, dove permangono trasfigurati ricordi e memorie di natura. Per Guardabosone ha creato: “Luoghi”, un’opera simbolica, caratterizzata da una grande tensione per la verticalità, con un chiaro riferimento alla sacralità dello spazio invisibile dell’incontro tra artista, opera e visitatore: “Costruzione, disposizione e relazione sono le coordinate operative sulle quali si sviluppa il mio lavoro. Ferro, acciaio, pietra, piombo, rame, terracotta, sono protagonisti di una scultura che privilegia la costruzione, il contrasto materico, la frontalità”.

    Gilda Brosio, che vive e lavora tra Torino e Monforte d’Alba, ispirandosi alla migrazione delle Farfalle Monarca, dal Nord America al Messico, migliaia di chilometri che si consumano attraverso tre generazioni, simbolicamente associata al ritorno delle anime dei defunti, ha ideato una: “Porta della migrazione”, che si apre sull’orizzonte, “soglia” da oltrepassare per accedere ad una dimensione superiore. La porta di metallo, affollata di farfalle, entrerà in risonanza con lo spazio e con il luogo: “Poesia, musica, silenzio sono condizioni essenziali per poter fruire in modo positivo di uno spazio cangiante nel tempo e nelle stagioni”.

    Beatriz Basso è un’artista visiva brasiliana di origine italiana, nata a Rio de Janeiro, frequenta la Escola deArtes Visuais do Parque Lage, poi sente il bisogno di ritrovare le sue radici e si trasferisce a Torino, dove completa i suoi studi presso l’Accademia Albertina. Ricerca la leggerezza attraverso la trasparenza, lavorando con i colori, creando forme organiche che si muovono come in una danza. Esplora l’intreccio tra esperienza umana e natura, utilizzando la pittura come mezzo per esprimere le sfide e le gioie della vita quotidiana. Il progetto che sta realizzando per Guardabosone è un grande acrilico su tela, che si intitola: “Memorie di una vita”. L’artista, esplorando questo paese d’arte diffusa, ha incontrato il muro adatto ad accogliere la sua opera. Il Museo dei Mestieri, che ospita anche l’antica bottega del fabbro, le ha ricordato la professione del padre che lavorava il ferro: “Ho risentito il tipico odore di olio bruciato impregnato di sudore, che la sera annunciava il ritorno a casa di mio padre, ho rivisto la sua officina popolata di macchinari, alcuni color ferro, altri verde ulivo, ho risentito il rumore sordo e potente dei colpi di martello, che plasmavano il metallo rendendolo brillante, malleabile e plastico”.

    Piera Mazzone

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